Ritornare alla terra per ripopolare i paesi e lavorare insieme alla Natura e alle Comunità.
Negli ultimi decenni sono nati alcuni neologismi legati al fenomeno del neo-ruralismo: quel ritorno alla terra da parte di persone più o meno giovani che dopo aver acquisito esperienze in altri luoghi (spesso in grandi città) scelgono di vivere in piccoli paesi e di lavorare insieme alla Natura e alle Comunità. In Italia si parla di Restanza e di agrigiani, in Spagna di “neorurales”, in Francia di “néo-ruraux”, tuttɘ persone in cerca di quella meta ambita che in uno dei suoi libri Pierre Rahbi definisce “la sobrietà felice”. In questo nuovo contesto, quello di un mondo in transizione che richiede nuove professionalità incentrate sulla cura e la rigenerazione dei luoghi e delle persone, il mio percorso umano e creativo porta alla nascita di un neologismo: L’Articultore: una nuova “figura professionale” dai confini in espansione e in grado di includere tutte quelle competenze linguistiche, lavorative ed empatiche legate alla cura del paesaggio, delle Comunità e delle arti ad esse collegate.
Il mio approccio si basa su uno studio approfondito delle peculiarità dei luoghi e sull’ascolto delle Comunità locali: partendo dalle loro necessità, la mia proposta di rinascita collettiva prende forma in una serie di incontri, workshops ed esplorazioni in natura con studenti, persone curiose, associazioni al fine di riportare lo sguardo, e l’azione, al legame con il territorio e alla bellezza nascosta nei luoghi di sempre. Inizia così un percorso collettivo di co-creazione in cui i miei compiti prioritari sono di mediare, sostenere, coordinare, guidare, facilitare lo scambio, riaccendere lo spirito di collaborazione per dar vita insieme alle Comunità locali ad un progetto unico e coinvolgente: un festival comunitario per migliaia di persone, una serie di microeventi in luoghi d’incanto, un programma di rimboschimento con le scuole, qualsiasi progetto in cui la Comunità si senta profondamente coinvolta. I gruppi di lavoro possono essere costituiti da 5, 10, 20, 100 persone in base alla tematica di riferimento e alle esigenze di raggiungimento dell’obiettivo condiviso.
I miei lavori si basano principalmente su tematiche di ecologia profonda, paesaggio, beni comuni, rimboschimento, emersione dei talenti nascosti in ognuno di noi. Riflettono la mia sensibilità artistica e si intersecano con le mie esperienze lavorative come guida turistica, organizzatore di eventi e principalmente come mediatore culturale con le persone migranti richiedenti asilo. Quest’ultima esperienza in ordine di tempo continua a darmi giornalmente la possibilità di lavorare sull’invisibile, su un respiro, uno sguardo e di intrecciare legami con le persone e le Comunità.
I cardini di riferimento del mio approccio attingono principalmente dalla mediazione linguistica e culturale, dalla Permacultura e dall’Agricoltura Naturale di Masanobu Fukuoka. La mia proposta di lavoro si articola su più livelli e prevede degli incontri in cui viene dato spazio alla parte teorica, pratica, esperenziale, sensoriale. Ogni singolo evento, laboratorio può essere modellato sulle necessità di chi lo richiede, sull’età delle persone partecipanti e può essere svolto in lingua italiana, inglese o spagnola.
L’obiettivo dell’Articultore è quello di sostenere e guidare le Comunità locali nella creazione di un percorso consapevole di rigenerazione umana, culturale, vegetale che possa durare nel tempo e successivamente modificarsi in base alle proprie necessità, riprendendo i fili dei paesi, dei rituali con sguardo consapevole e con la volontà di costruire collettivamente un nuovo cammino culturale, educativo ed ambientale.